sabato 11 giugno 2016

"VOGLIAMO COME DICIAMO DA SEMPRE IL PIENO RECUPERO DELLA NOSTRA FONTE ROCCHETTA NULL'ALTRO"

Si fa ancora un gran parlare del progetto di recupero dell'area Rocchetta e di quanti sono contrari o favorevoli ma la situazione delle Fonti della Rocchetta e della Valle del Fonno è rimasta invariata dal 2013. Il Comitato pro Acqua in prima linea "ufficialmente" dal 2007 per la difesa del bene acqua dopo l'emergenza idrica che ha visto turnazioni e disagi alla popolazione per la mancanza di acqua è contro il progetto come già espresso. Ma la contrarietà non nasce da un capriccio, da una cattiveria, dalla mancanza di etica o empatia verso gli altri cittadini.Tutt'altro la contrarietà nasce dalla semplice lettura del progetto pubblicato già da mesi e di tutte le sue conseguenze, nasce dalla consapevolezza che il progetto potrebbe violare leggi, norme, vincoli ambientali e di usi civici cioè tutti i diritti dei cittadini che da vent'anni a questa parte, malgrado sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, non riescono a far valere per porre fine a questa vicenda che si ripete sempre uguale spostandosi solo di qualche chilometro lungo la dorsale appenninica del territorio gualdese. E' il progetto stesso a manifestare possibili limiti che il Comitato ha semplicemente evidenziato. Ma ciò non si riesce a far accettare ad istituzioni pubbliche ed aziende private e in tutto questo, alcuni concittadini anziché analizzare i fatti per quello che sono si improvvisano inspiegabilmente difensori di una causa persa come sancito già dai tribunali per la prima e analoga parte della vertenza e non dallo scrivente Comitato. Basterebbe “leggere” il progetto e sottoporlo a veri esperti, se necessario, per capire cosa perderebbe la collettività (e non riacquisterebbe più!) e cosa ci guadagnerebbe un'azienda privata. Posti di lavoro per tutti? No per pochi come già documentabile oggi e non risolutivi di una crisi economica globale e non locale, che necessita di analisi più serie e strutturate invece sempre a livello globale e non locale, si scelgono interventi a costo ambientale elevatissimo ma che si giustificano per i soliti famosi posti di lavoro in cambio. Ricatto che questa terra ha già conosciuto e pagato con un prezzo elevato ma che pare già averlo dimenticato. E così un'escalation di varie forme di comunicazione ammiccano alla bontà di tale progetto lasciando ad intendere che chi è contro al progetto (ai presunti e facilmente evidenziabili limiti) è contro il lavoro, il progresso, lo sviluppo e forse pure un po' “brutto e cattivo” tanto per evidenziare il livello delle affermazioni. Persino il piano di investimenti, presentato a corollario del progetto di recupero dell'area Rocchetta, è lo stesso di quello già bocciato dal TAR eppure nemmeno questo passaggio è servito per modificarlo al meglio, cambiare qualche parola avrebbe già dimostrato un vero sforzo ed interesse verso la popolazione, almeno quella che sa ancora leggere e riconoscere il significato delle parole. Sentire poi in una recente uscita che durante la crisi i prelievi vengono interrotti e che quindi l'atteggiamento dell'azienda verso questa risorsa è di tutela, ci giunge come una novità. E' pur vero che la legge in caso di calamità prevede un intervento di questo tipo ma, fin dalla crisi idrica del 2007, non ci risultò che venne mai intrapresa questa via, per certo invece venne intrapresa la via che congiunge la vicina Branca con la sorgente di Vaccara percorsa da alcune autobotti per rimpinguare l'esaurita sorgente gualdese ad uso della cittadinanza che intanto se la pagava pure profumatamente ma anche tutto ciò è stato dimenticato? Sarebbe bello poter leggere finalmente quei documenti ufficiali che avrebbero sancito, in piena emergenza idrica, l'interruzione o almeno la riduzione dei prelievi forzati ad uso commerciale a favore della popolazione. Con amarezza seguiamo gli ultimi sviluppi di questa vicenda che per vent'anni ha occupato una bella fetta di cittadini che sono sempre quelli e sempre loro, a difesa dell'acqua (e non solo) come bene di tutta la collettività. Ci dispiace per tutti gli altri, che in questi ultimi decenni non si sono potuti unire alla battaglia, rimanendo dietro le quinte a chiedersi ancora quanti innumerevoli posti di lavoro, milioni di turisti e contare tutti gli zeri sulle cifre dell'investimento che tale azienda avrebbe portato alla città. Già perché sempre al condizionale parlano e le risposte ovviamente non le hanno ancora trovate perché non ci sono. I fatti parlano di tutt'altro impatto nel territorio e la difesa dell'immagine ultimamente ci sembra essere più importante di quella della risorsa idrica di cui si vorrebbero fare paladini, come testimoniano, articoli, comunicati, video di recente pubblicazione coinvolgendo associazioni e testimonial di vario tipo e per comprensibili ragioni. Se lo stesso impegno fosse stato messo per difendere e tutelare l'acqua la vertenza si sarebbe già conclusa davvero in modo definitivo e giusto o più semplicemente non avrebbe mai avuto inizio.

martedì 22 marzo 2016

OGGI 22 MARZO GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA!RICORDIAMOCI DI PRESERVARLA SEMPRE!

Oggi 22 marzo giornata mondiale dell'ACQUA!!! torniamo a dire sì all’acqua
del rubinetto!!! Un miliardo e 600 milioni di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile. Negli Usa un abitante consuma in media 425 litri di acqua al giorno. Un abitante del Madagascar 10 litri al giorno. Un italiano 237 litri al giorno. Ma non crediamo di essere dalla parte giusta del mondo, perché con i cambiamenti climatici gli sconvolgimenti aumentano, i periodi di siccità e le inondazioni colpiranno sempre più anche i paesi ricchi. Raccontavo queste cose in una classe, quando un ragazzino immigrato alza la mano e dice che quando lui va a trovare suo nonno, in Somalia, percorre ogni giorno tanti kilometri a piedi per andare a prendere acqua dal pozzo. Gli fa eco il suo compagno di banco albanese. I nostri bambini sgranano gli occhi davanti queste storie di mondi lontani. Qualcuno obietta: “La mamma mi sgrida se bevo acqua dal rubinetto, dice che quella in bottiglia è più buona”. I più grandini ridono: “l’acqua del rubinetto è da sfigati”.“Non posso risparmiare l’acqua per me stessa sapendo che il mio vicino acqua non ne ha. Dovrei darla al mio vicino”. Così si esprimono le donne di Konso, in Etiopia. E aggiungono: “Non posso trasportare l’acqua da sola, ma posso contare su coloro che hanno gli asini”. Per conseguire un ragionevole grado di sicurezza sull’acqua, bisogna capirne il volto umano. Anche quello del nostro vicino con cui condividere l’acqua e l’asino. Oggi 22 marzo giornata mondiale dell'acqua ma non dobbiamo ricordarci di questo bene prezioso inalienabile e imprescrittibile solo in questo giorno!!! L’acqua è una risorsa ambientale con la valenza di un indicatore tecnologico, ecologico, economico e sociale. È un fattore essenziale per il “pieno sviluppo della persona umana” sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana!!! E, soprattutto, ha un volto umano. Non è solo il volto di una singola persona, ma ci sono anche i volti di una famiglia priva di servizi igienici adeguati, della folla che si ammassa in città che crescono rapidamente, di coloro che tirano a campare nel paese a valle del nostro dove imperversa la siccità, o degli abitanti di una regione che affonda di fronte alla crescita del livello marino – e dei nove miliardi di persone che popoleranno il pianeta entro il 2050. Come individui, tutti noi abbiamo diritto all’acqua potabile e a servizi igienici adeguati. Ma abbiamo anche il dovere di usare l’acqua in modo responsabile, sia da singoli cittadini, sia da urbanisti, sia da fornitori di servizi WASH alla comunità (dove WA-S-H sta per “water, sanitation and hygiene”). E, soprattutto, se siamo nei panni di chi negozia gli accordi di condivisione delle acque transfrontaliere. Quelli che sono mancati nella Mezzaluna fertile, perciò tormentati da una guerra a molte dimensioni. “Tutte le parti interessate devono declinare quel preambolo agli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile che, in estrema sintesi, si chiama: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partenariato. Le ‘5P’. Concentrandosi in modo responsabile su questi fattori, intrinsecamente correlati, l’acqua può essere gestita con modalità eque e inclusive; e con la garanzia che “nessuno sia lasciato indietro“. Per di piu alla luce delle difficoltà con cui il Parlamento cerca di tradurre in legge e rendere operativo il risultato schiacciante del Referendum sull’Acqua Pubblica del giugno 2011. Senza per ora riuscirci. Nel frattempo, le tariffe dell’acqua continuano ad aumentare (+60% in dieci anni a fronte di tassi d’inflazione oscillanti tra cifre decimali) così come il suo tasso di dispersione nelle tubature: più di un terzo di quanto immesso in rete continua a essere sprecato. In molte regioni italiane non ci sono facilitazioni, manca un qualunque aiuto alle famiglie in difficoltà per pagare le utenze. Tutta gente che rimane indietro per la crescente morosità che ha fatto aumentare i distacchi, dovuta alla cronica stagnazione economica del paese che, prima o poi, andrà affrontata in modo responsabile!!!

martedì 23 febbraio 2016

PRESENTATO NOSTRO PARERE IN COMMISSIONE AMBIENTE DATO CHE DOPO 2 ANNI SIAMO ANCORA QUI A LOTTARE CONTRO UN "GASSIFICATORE" CHE NON VOGLIAMO!

A seguito della presentazione, nel mese di Febbraio 2016, del progetto per la realizzazione di un Impianto di gassificazione alimentato a cippato di legna della potenza nominale di 200 Kwe dalla ditta Demetra Energia srl, il Comitato pro Acqua Gualdo intende, con la presente, avanzare le proprie osservazioni: 1. il Comitato pro Acqua Gualdo condivide quanto pubblicato in questi giorni da altre realtà di Gualdo Tadino (www.allegracombriccola.net e www.gualdonews.it) in merito all'impianto in oggetto, poiché ciò è in linea con quanto già espresso in sede di Conferenza dei Servizi del 12 maggio 2014 in cui venne richiesta una revisione e miglioramento del progetto che a quanto pare non è avvenuto; 2. il Comitato pro Acqua Gualdo aggiunge alcune altre precisazioni di seguito elencate: • Le emissioni in atmosfera prodotte da tale impianto - Non è chiaro quale sia la qualità dell'aria nel territorio del Comune di Gualdo Tadino che tale impianto di gassificazione andrebbe a migliorare, perché non ci sono dati relativi a monitoraggi della qualità dell'aria malgrado la presenza di industrie impattanti come quella della ceramica. Non sono stati effettuati a quanto sembra nemmeno negli ultimi due anni monitoraggi della qualità dell'aria, per avere almeno un'idea certa di quali migliorie porterebbe un impianto con tali emissioni piuttosto che fare considerazioni e supposizioni generiche e aleatorie. La correlazione tra salute ed ambiente è stretta e malgrado ciò mancano studi epidemiologici che correlino le tipologie e il numero di neoplasie nel nostro territorio con la presenza di inquinanti, e comunque non sembra consigliato in nessun protocollo la realizzazione di impianti a biomasse come via per migliorare la qualità dell'aria probabilmente compromessa dalle industrie del comparto della ceramica come nel nostro territorio. Riportiamo di seguito le parole di uno studio condotto dalla provincia di Modena alcuni anni fa (http://www.provincia.modena.it/servizi/ambiente/bilancio_ambientale_distretto_ceramico/DATA /aria/INQUINAMENTO%20DELL'ARIA.html): “La maggior parte delle attività umane comporta la continua immissione di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Il destino di queste sostanze è governato da molteplici fattori, tra cui le caratteristiche fisiche degli strati d’aria sovrastanti che ne determinano la diffusione, i processi di rimozione che ne influenzano il tempo di permanenza in atmosfera, le trasformazioni chimiche che creano, a loro volta, altre sostanze potenzialmente pericolose. Questo insieme di fattori può, quindi, portare a fenomeni di inquinamento che interessano aree limitate, come gli episodi di smog nelle grandi città industriali, o coinvolgono invece l’intero pianeta, come la distruzione dell’ozono stratosferico e i cambiamenti climatici. E’ chiaro quindi che il problema dell’inquinamento atmosferico deve essere affrontato con azioni locali inserite in programmi più ampi che individuino strategie comuni sia a livello regionale che a scala europea e mondiale. Lo studio conclude dicendo: “ La problematica relativa alla qualità dell'aria è estremamente complessa in quanto interagiscono molteplici determinanti e pressioni ed altrettante variabili di stato quali le condizioni termodinamiche dell'atmosfera. (…) Relativamente alle pressioni è possibile notare che il carico inquinante derivante dal comparto produttivo è stato nel corso degli anni consistentemente ridotto sia per la tecnologia di abbattimento installata che per modifiche tecnologiche e di materie prime. Relativamente alle risposte messe in campo sino ad ora è necessario sottolineare la consistente rimozione degli inquinanti emessi dal settore produttivo sia per l'impegno del privato che per lo stimolo del pubblico con protocolli di intesa sul mantenimento dei carichi inquinanti, con il monitoraggio e delle emissioni e delle immissioni con il consistente lavoro sulla riduzione dei volumi di portata e di limiti autorizzati sulle emissioni del comparto ceramico.(...) Pur non potendo condividere completamente ogni considerazione di questo studio, ciò che ci preme sottolineare è che almeno nel distretto modenese ci si è preoccupati di indagare la qualità dell'aria e di trovare delle soluzioni andando ad eliminare e non ad aggiungere. A Gualdo Tadino, come detto, non ci risultano tali approcci scientifici al problema e la realizzazione di un impianto di siffatta natura per produrre energia elettrica e termica non ci sembra affatto la soluzione ai problemi ambientali che questo territorio, pur nel silenzio delle istituzioni, vive da anni. Il fatto che lo consenta la legge non significa che lo imponga e comunque anche legge fornisce alcune precise limitazioni alla loro realizzazione e implica il rispetto di tutta la la normativa in materia ambientale, sanitaria, paesaggistica, urbanistica e così via esattamente come qualsiasi altra tipologia di opera. Il Comitato pro Acqua quindi chiede a tale proposito, alle istituzioni e alle Autorità preposte a garanzia e controllo della salute Pubblica, di considerare gli aspetti di seguito elencati e rigettare tutto ciò che può peggiorare o aggiungere un pericolo alla qualità dell'aria già esistente a cui siamo inevitabilmente esposti: • una verifica sulla qualità dell’aria esistente del territorio di Gualdo Tadino; • il monitoraggio ambientale di polveri ultrafini e nanoparticelle esistenti nel territorio di Gualdo Tadino; • studi epidemiologici; • il computo reale delle fonti di inquinamento disseminate nel territorio gualdese per accertare concretamente il carico di molecole tossiche. Come può tale impianto rispettare pienamente il Dlgs 155/2010 se non è chiaro nemmeno quale sia la qualità dell'aria del territorio gualdese? A riflessione e a giustificazione delle nostre rimostranze e preoccupazioni concludiamo con quanto pubblicato nella LETTERA ENCICLICA -LAUDATO SI’ DEL SANTO PADRE FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE (pag18-19):” Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provocano milioni di morti premature. Ci si ammala, per esempio, a causa di inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare o per riscaldarsi. A questo si aggiunge l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale. La tecnologia (come quella alla base di questo impianto ndr) che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri.” • Approvvigionamento delle biomasse. Questo aspetto rimane un problema non completamente risolto su cui ribadiamo il nostro timore. Se l'approvvigionamento non è garantito con quale altra biomassa si pensa di far funzionare in futuro tale impianto? Ricordiamo che per decreto del 6 luglio 2012 vengono assimilati a biomassa prodotti pericolosi come pneumatici fuori uso, pitture e vernici di scarto, plastica, gomma e altri prodotti derivanti a valle della raccolta differenziata. Inoltre anche il CSS (Combustibile Solido Secondario) può alimentare una centrale a biomassa. • La viabilità locale rispetto al surplus di traffico che magari verrebbe a determinarsi con l’apertura dell'impianto, anche se data la tipologia di impianto sarà ipotizzato in pochi viaggi a settimana anche se non sappiamo quanto realistici una volta in funzione, è in grado di assorbire questo surplus di traffico indotto? Ricordiamo inoltre che “La biomassa deve per normativa essere prelevata entro un raggio di 70 km perché l'attuale sistema incentivante a livello nazionale, privilegia fortemente gli impianti che si approvvigionano da filiera corta (entro 70 km) e gli impianti di piccola e media taglia (<1MW) secondo il DM 2 marzo 2010 (http://www.arpat.toscana.it/notizie/notizie-brevi/2014/biomassa-e-filiera-corta). Aggiungiamo inoltre che: “(...) L’adozione di un mero criterio di distanza geografica per la qualificazione di una filiera come corta appare tuttavia come non sufficiente a coprire la molteplicità di aspetti cui questo concetto rinvia e, nel contempo, pone un problema di coerenza e univocità di parametri per i medesimi materiali. A titolo di esempio si ricorda che, per l’uso di legno in edilizia, il sistema volontario di classificazione dell’efficienza energetica (iniziativa Leadership in Energy and Enviromental Design, LEED®, dello US Green Building Council), adottato anche in Italia, definisce materiali provenienti da filiera corta quelli approvvigionati entro un raggio massimo di 350 km (fino a 1.050 km se il trasporto dei materiali avviene su rotaia o via mare - Gbc-Italia 2012 (http://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/33/linee-guida-la valutazione-sistematica-della-filiera-corta-delle-biomasse). • Riutilizzo parziale dell’energia termica prodotta dall'impianto a beneficio di un’azienda ceramica adiacente. In che modo verrà recuperata l'energia termica nei mesi in cui non serve il riscaldamento? E se l'azienda dovesse malauguratamente incappare in una crisi del settore, che nel nostro territorio non è purtroppo così improbabile, come verrà utilizzata tale energia termica? • Non è ancora chiaro quale esigenza energetica abbia il territorio di Gualdo Tadino per giustificare la realizzazione di tale impianto e in quale piano energetico si andrebbe ad inserire tale impianto; • Potere calorifico del syngas: Rimane invariato malgrado le migliori tecnologie adottabili e presumibilmente non può essere cambiato negli ultimi due anni; • Ricordiamo inoltre il perché le biomasse e il biogas non sono fonti rinnovabili attraverso le parole del prof. G. Tamino: “Si può parlare di fonti rinnovabili solo se nel territorio di origine e nel tempo di utilizzo quanto consumato si ripristina.”; • Nel momento in cui dovesse essere dismesso l'impianto è stato certificato chi e come risarcirà il danno? • Un fatto certo è che la cogenerazione può contare su incentivi e agevolazioni (www.tekno.it). Come cittadini non troviamo nella realizzazione per iniziativa privata di questo Impianto di gassificazione alimentato a cippato di legna della potenza nominale di 200 Kwe, oggi come due anni fa, nessun vantaggio per la collettività a partire da quello fondamentale e cioè ambientale che anzi, già solo in premessa e senza impianto in funzione, è già ampiamente e concretamente dimostrabile rappresentare un pericolo piuttosto che una soluzione. Il Comitato pro Acqua Gualdo pertanto ritiene di esprimere un parere assolutamente sfavorevole alla realizzazione di questo impianto ritenendolo non solo inutile ma pure dannoso per la collettività tutta! I cittadini del COMITATO PRO ACQUA GUALDO

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